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20 ottobre 2006

Vini d'Italia, Toscana superstar ma è il Barolo che batte tutti




FIRENZE - Un vino solo al comando. E rosso, inequivocabilmente piemontese, nasce ruvido e si affina fino a diventare morbido senza ruffianerie, mantenendo negli anni - sette appena compiuti - sentori freschi eppure seducenti. Rotondo ma di carattere, elegante senza stucchevolezze. Si potrebbe andare avanti a lungo, inseguendo le parole giuste per raccontare l'eccellenza della Riserva Monfortino '99. Il Barolo di Giacomo Conterno (la cui sapienza geniale è passata intatta nelle mani del figlio Giovanni) è stato premiato ieri durante la presentazione della nuova Guida dei Vini dell'Espresso con il massimo dei voti, venti ventesimi. I curatori Ernesto Gentili e Fabio Rizzari non hanno esitato a tramutare l'espressione "quasi perfetto" in "perfetto". Nessun vino meglio del Monfortino, senza distinzione di colore, regione, vitigno.

Ma al di là della dovuta celebrazione dell'etichetta-culto dell'anno, l'edizione 2007 della guida racconta molto altro, a partire dalla presa di distanze dalle nuove tecnologie modaiole.

Se per anni sono stati mandati in passerella vini "pensati" per compiacere i palati dei critici - muscolari, aromatici, accattivanti - utilizzando le tecnologie più sofisticate, oggi si progettano bottiglie - e consensi - all'altro estremo. Via libera ad anfore e cocci sepolti, fermentazioni infinite e raccolte ultratardive, anche in presenza di uve non all'altezza e sapienza ridotta. Risultato: vini disarticolati, angolosi, spesso ossidati e dagli odori improbabili, presentati come altrettante perle della viticultura dura e pura. Il messaggio che passa, ahinoi, è l'assioma sano o tradizionale uguale mediocre. Oppure, l'obiezione che i vini veri, come vengono chiamati da un gruppo di produttori monodedicati, costano obbligatoriamente tanto.

Non è vero, naturalmente, e la guida ben testimonia l'incremento delle tante buone etichette di diversa estrazione, dalle provocazioni di Gravner alla passione eco-enologica di Badia Coltibuono e Castello di Ama, spesso con un ottimo rapporto qualità-prezzo, produzioni sparse a macchia di leopardo da una parte all'altra dello Stivale.

Il criterio della zonalità, del resto, è ormai un cardine delle valutazioni enologiche, perché le vendemmie sono sempre più figlie di singoli territori, anche piccolissimi. E' il caso del Barolo, la cui produzione 2002 è stata martoriata dal clima bizzoso, tanto da indurre molti produttori a non affrontare il mercato. Così, quest'anno lo storico test-a-testa con la Toscana è stato vinto dai campioni del Brunello, forti di un 2001 notevole, così come il 2003 dei rossi chiantigiani.

Gentili&Rizzari hanno confermato la messe di buoni voti attribuiti negli ultimi anni ai vini nord-orientali, dal Veneto al Friuli, con citazione d'obbligo per le etichette dell'Alto Adige, che hanno fatto man bassa di premi. Atesini, infatti, sono i Sauvignon di Caldaro e Colterenzio, in testa all'elenco dei migliori bianchi italiani con il punteggio 18.5.

A contrastare lo strapotere atesino, il mitico Trebbiano di Valentini e il Verdicchio di Bucci, entrambi posizionati tra Marche e Abruzzo. Il centro Italia, in compenso, ha dovuto scontare la stagione infelice del Sagrantino (Umbria).

Note sempre più felici, invece, per il Sud: ben due Taurasi - Mastroberardino e Molettieri - hanno raggiunto quota 19, confermando l'irresistibile ascesa di un'uva super tradizionale come l'Aglianico. In crescita anche le produzioni di Puglia e Calabria, mentre dalla Sicilia arriva la conferma che quella vulcanica è terra benedetta per le produzioni vinicole, con le etichette di Benanti in grande spolvero, e menzione d'onore per il nerello mascalese, altro autoctono dal grande futuro.